DIRETTAMENTE DALL'INDIA...

Tre mesi su un altro pianeta... Oppressa dal caldo e "attaccata" dalle zanzare... Carica di curiosita'... Pronta a scoprire una cultura totalmente diversa dalla mia...

Wednesday, June 13, 2007


10 giugno 2007
Terzo giorno al Corbett Park: oggi c'è in programma il giro sulla camionetta da 16 posti (che potete vedere nelle foto: definita da Sasha un camion per deportati... La solita negativa...) Non era così terribile, a parte i continui sballottamenti di qua e di là di questo aggeggio di ferraglia vecchia ed ECCESSIVAMENTE rumoroso (quale tigre poteva avvicinarsi, dai...?)
Si parte alle 6 del mattino e il giro sarà di 6 ore e mezza... Si raggiungerà la parte centrale del Parco, si passerà attraverso stradine sconnesse e ciottolose e si incontreranno gli stessi animali di ieri (ovviamente, in numero maggiore)...
La solita famiglia numerosissima di indiani davanti a noi nel pullmino, e una coppia di nordici (uno svedese e una norvegese: lui faceva davvero morire dal ridere... certe battute... mi faceva piegare!): gli unici occidentali che abbiamo incontrato in questi tre giorni. Un'Odissea di 6 ore, con un male al sedere che non vi dico e qualche livido su braccia e gambe, ma attraverso posti davvero stupendi!!!
Non potete immaginare, se non li avete visti! Come ieri, rimango colpita dal fatto che la vegetazione è super-varia! C'è davvero di tutto! I cerbiatti e le scimmie ci attraversano la strada e rendono ancora più pittoresca la nostra avventura...
Non fa caldo (ci giunge voce che oggi a Delhi si sono quasi raggiunti i 50°... Oh, my God!) Invece qui il sole è tollerabile. Alle 6 fa quasi frescolino. C'è un po' di arietta e si respira. Alle 12 il caldo inizia a sentirsi, ma niente a confronto di quello che c'è in città...
Ci rilassiamo così tanto che quasi rischiamo di addormentarci... Impossibile, però, data la strada e il mezzo di trasporto...

Nella foto, oltre al pullmino e al panorama, degli elefanti che si fanno il bagno... Erano una quindicina. Sarei stata delle ore a guardarli! E poi, le impronte della tigre (a dimostrazione che esiste, anche se io non l'ho vista coi miei occhi!)
Finito il giretto torniamo a casa: il caldo a Delhi è veramente insopportabile... Le massime per tutto il week-end sopra i 45°... Aiuto!! Sopravviveremo... E intanto abbiamo trascorso un fine settimana davvero speciale.

Tuesday, June 12, 2007


9 giugno 2007
Sveglia presto, ma non troppo. Al telefono ci avevano detto di presentarci al Reception Office del Parco (appena fuori l’ingresso) alle 8 in punto, e noi arriviamo pure qualche minuto prima… Andiamo subito a chiedere informazioni e quelle che otteniamo sono contraddittorie. E per di più, c’è una fila lunghissima di “10(mila) piccoli indiani”… Compiliamo il modulo per l’alloggio in una Forest Rest House all’interno del Parco e aspettiamo risposta: non c’è posto (e dire che a noi stranieri normalmente danno pure la precedenza, perché paghiamo di più... Qui in questo Paese ci sono infatti due tariffe differenti per indiani e per stranieri, e normalmente sono davvero moooolto differenti… minimo il doppio in più, a volte più di dieci volte in più… come dice Manoj, noi occidentali qui siamo un po’ degli oggetti… tipo dei salvadanai pieni di soldi, da rompere ed esaurire)… Capiamo dunque il senso della fila. Anche se non capiamo perché al telefono ci avevano raccontato tutt’altro… Ci raccontano alcuni ragazzi che erano arrivati alle 4 del mattino per riuscire ad avere un alloggio per la notte all’interno del bosco... Mamma... Le 4! Siamo matti!
Decidiamo allora di prendere un biglietto d’ingresso per il Parco e di noleggiare una jeep per fare un safari di 3-4 ore… Problema: si prenota alle 8 e l’ingresso al Parco è alle 15.30… (tutto questo largo anticipo perché poi c’è l’orario di chiusura da tenere in considerazione… Quanti parchi al Mondo chiudono da mezzogiorno alle tre? Solo in India sono possibili certe cose!!! Certo che a volte sono proprio strani 'sti indiani…) Verso le 11 otteniamo il pezzo di carta/ricevuta e abbiamo ancora parecchio tempo da perdere. Andiamo dunque a cercare un altro alloggio nella stessa città, sempre lì, vicino al Reception Office, dato che avevamo prenotato per una sola notte, pensando di dormire poi all’interno del Parco la seconda. Troviamo un albergo con due stanze libere proprio lì accanto, e ci sistemiamo. Pranziamo e all’una siamo di nuovo nello stesso ufficio a chiedere il biglietto per l’indomani mattina… Perché ovviamente in mattinata tale biglietto non poteva ASSOLUTAMENTE essere fatto! La logica indiana è molto spesso dura da capire… Io ancora mi ci sforzo ma non sempre ce la faccio!!! Per l’indomani prenotiamo un giro di 6 ore su una camionetta aperta da 16 posti: unico modo per arrivare nella zona centrale del Parco. Altro modo non esiste!
Passiamo dunque un’intera mattinata a fare dei biglietti... tra il resto, non vogliono neppure farmi una ricevuta... e lì, allora, mi altero... Tutto l’ufficio ci conosce per nome e cognome e ci saluta allegramente: stiamo pagando loro lo stipendio, del resto!!! Seppure distrutti per una mattinata di attesa, siamo comunque abbastanza soddisfatti perché siamo riusciti a definire tutto... Manca solo l’elephant-riding: per quello ci si può accordare solo all’interno del Parco e dipende dalla disponibilità di elefanti.
Alle 15 siamo sulla jeep (quella della foto di ieri). Ed entriamo nel Parco. Dovete sapere che le jeep sono necessarie, perché nel Parco non si può camminare a piedi (si rischia di essere sbranati dalle tigri o cacciati dai leopardi...) e dunque servono delle auto aperte per permetterti di avere una visione d’insieme e di avvistare tutto “l’essere animato” che ti circonda...
La visione che ho è meravigliosa! La vegetazione varia notevolmente: si passa dalla foresta alla savana, da un sottobosco fittissimo a vegetazione secca e rada, da alberi altissimi a piccoli arbusti... Tutto vicinissimo... Qualche rigagnolo d’acqua, che in inverno sono veri e propri fiumi... Un sacco di uccelli, che i miei amici naturalisti saprebbero sicuramente riconoscere! (Io purtroppo no...) E degli animali... Scimmie, ovviamente (di tue tipi diversi: alcune proprio stupidine, dormono sugli alberi, poi arriva il leopardo, fa qualche ruggito, loro cadono dallo spavento e lui le divora... le altre un po’ meno stupide, ma meno belline e con gli occhi rossi...), tutta una serie di cervi di vario tipo (“spotted deer”, quello maculato; “samba deer”, quello con le orecchie grandi tonde, che sembra un topo; un altro tipo che assomiglia un po’ all’antilope... tutti stupendi!), cinghiali grigi bruttini; pavoni; elefanti allo stato brado, che si fanno il bagno nell’acqua; nessuna tigre (ma parecchie impronte...) Ed ero in mezzo alla natura: aria finalmente respirabile, sole caldo ma sopportabile, silenzio e pace dei sensi!
Dopo un paio d’ore di jeep, arriviamo alla sosta-elefanti. Ovvero, vediamo se ci sono un paio di elefanti per noi, per fare l’elephant-safari... Ebbene sì, ci sono. Saliamo in tre su un’elefantessa quarantenne dal nome bellissimo (Asha, che in hindi vuol dire “speranza”) e gli altri due salgono su un fanciulletto piccolino di 15 anni, il figlio di Asha. Dopo i primi problemi iniziali (“Oddio cado!”, “E ora dove va? Sta scalando la montagna...”, “Mammamia, non le reggerò mai tre ore su ‘sto 'coso'”,...) mi adatto agli sballonzolamenti, ai problemi di equilibrio appena l’elefantona fa un minimo scalino, alle frasche contro la faccia, alle zanzare voraci,... Non esiste sentiero e quindi si seguono i percorsi dei fiumiciattoli (lo scopo è avvistare una tigre), si scavalcano rovi, che l’elefantessa sposta col piedone oppure con la sua proboscide... Le si lascia il tempo di bere e mangiare (ad un certo punto Asha si innamora di un arbusto attaccato ad una parete, sradica tutto e butta giù mezza montagna... Che ridere!) Io mi lascio cullare dall’andamento lento e tranquillo, cerco le tigri, che non trovo (mi sento un po’ come in Svezia, quando cercavamo di avvistare orsi ed alci... che risate!!!), accarezzo Asha per capire come sono fatti gli elefanti (è morbida, me la facevo molto molto più rugosa, ha quasi una pellaccia soffice invece, e allo stesso tempo caldissima...) e, ad un certo punto, il guidatore si gira verso di me e fa: “Ora vuoi provare a guidare tu?” Ed io: “Ma che domande! Certo!” (Che ridere.. Mi sento ancora una volta come in Svezia -despite the climate-, quando mi avevano chiesto se volevo allattare l’alcetta... Non so perché, ma devo avere la faccia di ragazza curiosa, se mi offrono sempre queste cose buffe da "testare"!) Mi fa salire sulla testa dell’elefantessa e lui si mette dietro di me, mi dice di dare dei calcetti gentili per dare la direzione (ma lui da dietro fa quasi tutto... Oppure fa tutto Asha da sola, non lo so!), e io mi esalto, a cavallo della mia bella elefantona!!!
Dopo due ore, finisce il giro in elefante. Scendiamo e risaliamo sulla jeep, rimettendoci sulla via del ritorno. Andiamo a cena e poi a letto: domattina sveglia alle 5.30, levataccia!!!
Nelle foto potete vedere: lo spotted deer; l'elefantino cavalcato dai miei amici, prima e dopo che loro ci salissero sopra; alcune foto per dare l'idea di quello che ho visto coi miei occhi (era difficile fare in modo che le foto venissero ferme e dritte, dato che, insomma, non eravamo proprio su una superficie ferma e statica); una jeep proprio come la nostra, carica di indianini (come al solito, se gli indiani non caricano tutto al massimo, non va bene... noi in 5, loro in 12!!!).

JIM CORBETT NATIONAL PARK… Festeggio il mio compleanno in mezzo alla natura…

8 giugno 2007
Mai avrei detto che avrei festeggiato i miei 24 anni in India. Mammamia, che emozione! Il mio primo compleanno veramente lontano da casa, senza la torta della mamma, senza la festa con gli amici… niente di tutto ciò!
Francesco, un ragazzo che lavora nell’ufficio accanto al mio, mi regala un bel mazzo di fiori (che piazzo immediatamente sulla mia scrivania); compro dei pasticcini che porto al lavoro per mangiarli con un po’ tutta l’Ambasciata (c’è chi, più pacato, prende un solo pasticcino; chi, come il mio supervisore, che tutto contento, ne prende un secondo quasi timidamente; e chi, come le ragazze indiane che lavorano nell’amministrazione e tutti i giovani stagisti che, affondando le mani nella scatola, la finiscono tutta, dando la colpa alla gola e alla fame “famelica” che li attanaglia qui in questo Paese…)
La vera festa, però non è in Ambasciata: si tratta del viaggio (in programma per il week-end) che ho deciso di regalarmi: gita di due giorni e mezzo al Parco Nazionale Jim Corbett, il primo parco dell’India.
Partiamo venerdì pomeriggio, dopo aver aspettato che tutti abbiano finito di lavorare. Siamo in cinque: io, Giuliana (una bella bionda piemontese), Marcus (il suo ragazzo svedese), Sasha (una palermitana, stagista come me) e Manoj (un ragazzo indiano che lavora all’Ambasciata cilena). Li vedete nella foto. La bionda e la mora ho già spiegato come distinguerle, l’indiano lo riconoscete subito, lo svedese è quello che fa lo “spiritoso” col binocolo… Nella foto siamo su una jeep... Ma di questo ne parleremo poi...
Anche stavolta viaggiamo con l’autista. Non è possibile andare in treno, essendo il parco irraggiungibile se non con la macchina e la stazione più vicina a due ore di auto… Decidiamo (in super-ritardo, ovvero… poche ore prima di partire) per un’auto da 7 posti. Il prezzo è piuttosto buono. Dove mai sarà l’inghippo? Subito svelato: l’auto è un bel catorcio-scassone dell’anteguerra, guidata da un simpatico vecchino sikh che, pur essendo in età avanzata (ci ha poi rivelato di avere ben 69 anni…), se la cavava molto bene, a differenza dell’auto, che durante il tragitto:
1. appena usciti da Delhi ha avuto problemi con l’acqua, che ha iniziato a zampillare fuori dal radiatore (così si chiama quell’aggeggio?), non si sa bene perché: forse era poca, forse era andata in ebollizione con i 45-50 gradi dell’esterno, chissà… poco importa! Io e Sasha, sedute una accanto all’altra, ci guardiamo, incrociamo le dita e speriamo di arrivare alla meta sane e salve! Si aspetta un po’ e si riparte...
2. sulla via del ritorno avrà invece un problema di tipo diverso: ruota forata da cambiare… Viste le strade dissestate, la cosa non mi stupisce affatto… Si aspetta che il cric indiano faccia il suo lavoro e si riparte!!!
Venerdì percorriamo i 250km di strada abbastanza a rilento, causa traffico per uscire da Delhi e i problemi con l’auto, e arriviamo all’hotel a mezzanotte in punto (per dare un’idea dei tempi, eravamo partiti alle cinque e mezza). Viaggiamo di notte e sballonzoliamo parecchio, ma siamo tutti allegri e carichi di aspettative: non speriamo di certo di avvistare una tigre, ma almeno di vedere qualche bell’animaletto esotico in libertà e di goderci la natura, dato che nella città in cui abitiamo il traffico, l’inquinamento e lo sporco la fanno da padroni…
Riuscire a vedere un bellissimo cielo stellato è già la mia prima conquista. Lontani dalle luci dei centri abitati, al di fuori della cappa di polvere e inquinamento di Delhi, le stelle SI VEDONO! Che fortuna sapere che le stelle esistono pure in India!!!