DIRETTAMENTE DALL'INDIA...

Tre mesi su un altro pianeta... Oppressa dal caldo e "attaccata" dalle zanzare... Carica di curiosita'... Pronta a scoprire una cultura totalmente diversa dalla mia...

Monday, May 14, 2007

JAMA MASJID, LA MOSCHEA PIÙ GRANDE DELL’INDIA… Sono rimasta affascinata…


Signore e signori… Ieri sono entrata, per la prima volta nella mia vita, in una moschea: indimenticabile...
Sono le 5 del pomeriggio. Io e Francesca (una ragazza che lavora all’Ufficio Cooperazione e che è arrivata in contemporanea con me) decidiamo che dobbiamo assolutamente andare a visitare Old Delhi e scoprire com’è… I racconti che abbiamo ricevuto fino ad ora non sono certo dei più rassicuranti: c’è chi parla di un vero e proprio “carnaio” (nel senso di massa informe…) di gente, c’è chi parla di case fatiscenti e povertà, c’è chi parla di gran confusione e assenza di regole. Tutto vero: Old Delhi, la parte più antica della città, dove sorgono alcuni dei monumenti più belli, ma dove TUTTI sconsiglierebbero di vivere, è un vero e proprio casino!
C’è gente ovunque, che tenta di venderti qualsiasi cosa: frutta, spremute, gelati (che non potrò mai assaggiare: tre mesi di anticorpi non saranno mai abbastanza per sopravvivere!!), cappelli, foulard, tende, cuscini,… bambini che chiedono l’elemosina e ti si attaccano FISICAMENTE ai pantaloni, fino a che non sei costretto a cedere (devo comprare qualche caramella o matita colorata da regalare a questi bambini sulla strada: soldi meglio non regalarli, ma a volte è impossibile cedere perché sono davvero troppi, e alcuni saltano dentro ai risciò in corsa, vedendo che sei occidentale, pulita e vestita bene…), anche se poi quando regali qualcosa ad uno è una vera tragedia: si forma il capannello di bambini tutt’attorno ed è la fine…
Arriviamo alla moschea. L’autista di risciò decide di aspettarci all’uscita così gli possiamo pagare anche il viaggio di ritorno e noi accettiamo, ovviamente soltanto dopo aver concordato il prezzo. Ci incamminiamo verso la moschea, facendo qui e lì un po’ di fotografie e scansando qualche bimbo appiccicoso. Passiamo attraverso un metal-detector decadente, in legno (che, secondo la nostra impressione, sta lì solo per bellezza… o bruttezza, a seconda dei punti di vista…) e ci incamminiamo verso gli scalini. Saliamo. Ai lati, mendicanti allungano un braccio e chiedono un po’ di carità. Una serie di musulmani (e non) ci guardano davvero in modo strano: alcuni con curiosità, altri con fare sospettoso (Francesca ha una maglietta che le lascia le braccia scoperte, e nessuna di noi due indossa il velo…), altri guardano e basta , e io non riesco a decifrare di che tipo di sguardo si tratta…
Entriamo nella moschea. Dobbiamo pagare la quota per poter fare le fotografie all’interno (200 rupie, meno di 4 euro) e a Francesca danno un mantello per coprire le spalle. Ci togliamo le scarpe (stavolta però tengo i calzini!), che possiamo portare con noi ed entriamo. Meraviglia! È quasi il tramonto e la luce crea un effetto favoloso…
La Jama Masjid è la moschea più grande dell’India, è stata costruita nel ‘600, ha tre portoni d’ingresso, quattro torri agli angoli del cortile e due minareti… Bellissima. Dopo aver gironzolato, scattato un bel po’ di foto al cortile centrale, alle torri, ai musulmani in preghiera, decidiamo di tentare la scalata del minareto… Ovviamente alle donne da sole non è consentito entrare. Siamo spacciate! Come facciamo?? Troviamo un ragazzo austriaco da solo (l’unico occidentale all’interno di quel posto immenso!) e ci uniamo a lui, che accetta ridacchiando: “Ah, ah… Non si fidano proprio delle donne! Ah, ah!” Il bigliettaio è d’accordo: ci lascia fare i biglietti, con lui possiamo passare. Paghiamo altre 20 rupie (qualcosa meno di 40 centesimi) e iniziamo a salire. Ad un certo punto ci chiedono di pagare altre 10 rupie per depositare le scarpe (che non potevamo più portare con noi nei nostri zaini/borse… mah! Strane regole…), ma soltanto le scarpe, mi raccomando (l’austriaco voleva lasciare tutto lo zaino: “Non sia mai detto!”). Dopo una serie di ripidi scalini, arriviamo in cima alla torre. Gran bella vista da lassù! Il panorama che si gode è stupendo: già la moschea è in una posizione rialzata rispetto alla città, la torre poi sono altri 40 metri in più… Si vede tutta Delhi (o almeno fin dove si riesce a vedere, dato che si estende più in là di quello che l’orizzonte permette di osservare…)
È ora evidente ai miei occhi: un piano regolatore della città non esiste né è mai esistito! “Crescita incontrollata” (termine che alle volte si trova anche in riferimento all’economia e alla demografia del paese…) è quello che mi viene in mente…
La vista è comunque stupenda, con la luce del sole al tramonto che crea un effetto davvero poetico. Dopo essere state incollate alla grata per un po’, aver fatto amicizia con un’indiana che doveva assolutamente sapere da dove venissi e come mi chiamassi… (Era l’unica donna lassù con noi e, dopo aver scambiato con me un sorriso, aveva pensato bene di fare due chiacchiere…), scendiamo giù, ringraziamo l’austriaco, gli auguriamo buon viaggio (lui andrà a farsi un bel giro sull’Himalaya e poi giù a Sud a godersi il mare di Goa…) e ci fermiamo un poco a rimirare le nostre belle foto sugli scalini, all’uscita, dopo aver potuto re-infilare ai nostri piedi le nostre scarpette! Scavalchiamo la folla, che si è fatta ancora più numerosa, per arrivare al nostro rikshaw-man, che ci aspetta sorridente: torniamo a New Delhi (“Nuova”, per gli amici…), ai nostri alloggi.

3 Comments:

Blogger Yudis' Blog said...

Hihi...
so you are a step ahead understanding Islam and Democracy... ;-)

May 16, 2007 at 7:51 AM  
Blogger Unknown said...

I agree on the understanding part... however I miss the relationship with democracy. In no religion lies a way to understand democracy.

May 21, 2007 at 1:19 PM  
Anonymous Anonymous said...

Yudis: real BIG STEPS AHEAD, actually... I also need to tell you that I live in the muslim neighbourhood here in Delhi...;) So many things about your religion to discover...

Roberto: Non hai potuto capire la battuta di Yudis. Ora ti spiego. Uno dei miei ultimi corsi in Italia si chiamava "Islam e democrazia" e avevo avuto modo di parlarne un po' con Yudis (anche se non abbastanza)... Ecco perche' ha scritto cosi... Appena torniamo in Italia faremo una discussione a tre sulle possibili compatibilita'/incompatibilita' tra una religione e la democrazia...

Marta

May 29, 2007 at 9:17 PM  

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