DIRETTAMENTE DALL'INDIA...

Tre mesi su un altro pianeta... Oppressa dal caldo e "attaccata" dalle zanzare... Carica di curiosita'... Pronta a scoprire una cultura totalmente diversa dalla mia...

Sunday, May 6, 2007

SCORRAZZANDO PER LE VIE DELLA CITTÀ… Come riuscire a farsi largo per le strade di Delhi…


Il post di oggi è interamente dedicato al mezzo di trasporto con cui sono solita “divincolarmi” nel gran traffico cittadino…
Dovete sapere che Delhi (città che conta soltanto nell’area metropolitana circa 13 milioni di abitanti, secondo quelle che erano le ultime stime che avevo visto dall’Italia prima di partire -ma bisogna stare molto attenti… perché questi indiani si moltiplicano come conigli, e quindi fanno subito a crescere in numero… chissà a quanti sono arrivati in quest’ultima settimana!!- ) è una città piuttosto caotica e trafficata (“piuttosto” è certamente riduttivo, sia ben chiaro…), in cui l’aria (già pesante e difficile da respirare per il calore che c’è…) diventa ancora più intollerabile a causa del traffico…(per coloro che vivono a Torino o hanno avuto il piacere di conoscere il traffico di Torino, beh, dovete sapere che non mi lamenterò mai più! Promesso!)
L’inquinamento qui è di diverso tipo:
1. da gas di scarico (certo le “super-modernissime” automobili che circolano per le strade della città non sono Euro4…)
2. acustico (mio Dio, sembra che suonare il clacson sia l’hobby preferito del cittadino medio di Delhi… Clacson che viene utilizzato in vario modo: a) in effettivo caso di pericolo – e questo è indubbiamente il caso meno comune; b) in caso di “quasi” pericolo, o semplicemente per lamentarsi a causa di una manovra un po’ sprovveduta di un qualsiasi altro conducente – cosa che invece si verifica assai frequentemente; c) in tutti gli altri casi (es. suonare ad una ragazza che cammina per la strada oppure ad un povero venditore ambulante posteggiato al lato della strada per catturare la sua attenzione e chiedere un’informazione, suonare giusto per il gusto di farlo, nel bel mezzo del nulla, perché magari si stava canticchiando allegramente una canzoncina e si aveva voglia di produrre un qualsiasi effetto sonoro… giuro che è capitato, ad un autista di risciò su cui io ero salita…) e l’unica volta a cui ho potuto assistere ad un incidente (tranquilli, una sciocchezza: una macchina che usciva da un parcheggio senza dare la precedenza…) il clacson ovviamente non è stato utilizzato!
3. da sputi (non ci crederete, ma ho letto più di una volta cartelli che dicevano “Please, don’t split on the road”… e questo ci riconduce ai nostri autisti di risciò di cui parleremo più avanti…)
4. da spazzatura, buttata fuori dal finestrino, anche abbastanza spesso.
Per meglio sopravvivere in questa “giungla”, il mezzo più efficiente è senza dubbio il risciò, che io prendo tutti i giorni, più di una volta al giorno…
Quando parlo di risciò, ovviamente intendo l’autorisciò, non il ciclorisciò… Il secondo mi sono azzardata solo una volta a prenderlo (in compagnia della mia vicina di stanza, una ragazza tedesca che anche lei sta facendo uno stage all’Ambasciata, quella tedesca ovviamente), perché quel poveretto sotto il sole cocente, magro come uno stecchino, che spinge a fatica la bicicletta, mi fa abbastanza pena (come ben sapete, non sono certo un peso piuma…) e soprattutto perché le tratte che devo percorrere solitamente sono piuttosto lunghe… il poveretto collasserebbe senza ombra di dubbio! È vero che molto spesso quello rappresenta la sua unica fonte di guadagno, ma diciamo che aspetto di percorrere tratte più brevi per prenderlo altre volte…
Parlo dunque degli autorisciò, una sorta di apetta, con tettuccio, ovviamente che va soltanto marcia avanti (per la marcia indietro, c’è l’efficiente sistema dell’omino che mette giù il piede e spinge all’indietro…), molto spesso senza le lucette posteriori, a volte con un finestrino dietro per vedere dallo specchietto retrovisore, a volte no (niente paura, gli specchietti laterali esistono! Anche se a volte l’omino deve lottare con la gravità per farli stare su…), con un tassametro rotto che non è certo cosa utilizzare (di solito si concorda il prezzo appena saliti sulla vettura), generalmente due o tre posti (in due si viaggia comodi, in tre un po’ strettini, ma ho visto intere famiglie di indiani da 5 entrarci dentro… una cosa buffissima, con piedi e sederi che spuntano da tutte le parti, e i bimbi ovviamente in piedi davanti ai genitori!), ovviamente senza frecce – il simpatico omino mette un braccio fuori dall’apetta (braccio sinistro o destro a seconda della direzione, proprio come si fa in bicicletta… esatto!) per mostrare dove sta andando a coloro che si trovano dietro di lui, ovviamente senza cinture di sicurezza, né metodi per non essere sbalzati fuori dalla vettura, ma in genere va così piano – soprattutto in salita, specie se stracarico di “piccoli indiani” – che il pericolo proprio non si pone! Per dare un’idea, non mi si sono mai scompigliati i capelli per il “forte” vento!
La cosa più buffa però di tutto ciò sono i conducenti… Omini piccoli, molto scuri di carnagione a causa delle intere giornate trascorse all’aria aperta, anche se sotto un tettuccio, per lo più giovani, ma ce ne sono anche alcuni coi capelli bianchi, molto poveri, che spesso non hanno neppure il resto da darti (e sto parlando di 10-20 rupie, meno di 50 centesimi di euro), che nella maggior parte dei casi parlano solo hindi (ti capiscono quando chiedi: “How much?” o “left” e “right”, ma già coi numeri hanno grossi problemi… e così ho imparato a contare in hindi fino a 100!) Loro meritano veramente tutto il prezzo che si paga per la corsa! Sono davvero uno spasso! Mi è infatti già capitato in questi pochi giorni che:
a) l’autista si fermasse per poter espletare i suoi bisogni impellenti dietro ad un alberello nel bel mezzo della strada principale… (Mi fa: “One minute” e scompare… Io, ingenua, mi chiedo: “Ma dove sarà finito?” e poi intuisco…)
b) il veicolo si fermasse, ovviamente nel bel mezzo di una rotatoria (che, devo ammetterlo, sono più comuni che a Trento, soprattutto nel quartiere delle Ambasciate… Chi conosce Trento, può immaginare…) e il simpatico omino scendesse, tentasse in qualche modo di riparare il motore situato nel retro e riprovasse… Non contento, perché il veicolo ancora non riusciva a partire, chiedesse alla sottoscritta (che stava morendo dalle risate…) se per favore gli girava la manopola dell’acceleratore, mentre lui trafficava coi cavi del motore… E magicamente si riparte! Ovviamente dopo aver ringraziato la sottoscritta tre o quattro volte (che comunque ha lo stesso pagato l’intera corsa, sia ben chiaro…)
c) il veicolo si fermasse perché sovraccarico e in salita (non mi è capitato direttamente, ma l’ho visto con i miei occhi…)
d) il conducente chiedesse indicazioni ai passanti su dove dovesse recarsi (questo è abbastanza comune, essendo la città molto grande e i quartieri divisi in “blocks” che normalmente vanno dalla A alla F… io abito all’A-10, per esempio, ma ho visto anche D-355…)
e) il conducente sputasse sulla strada
f) il conducente si mettesse a cantare a squarciagola e iniziasse a suonare il clacson a ritmo di musica.
Ad ogni modo, sono degli artisti… Riescono ad intrufolarsi dove nessuno oserebbe, non costano molto e arrivano più o meno ovunque… Basta fare un cenno e loro arrivano, oppure insistono perché tu, che vai a piedi in tutta tranquillità, salga a farti un giro… Come l’omino sikh davanti all’ostello, che una volta mi ha pure detto: “No rikshaw? For you, free!” Poveretto, lui era lì tutte le mattine e io sempre che gli dicevo: “No, guarda che vado a piedi… Non devo andare lontano!”
Beh, come avrete capito, ci sarebbe da scrivere un manuale su questo fantastico mezzo di comunicazione diffuso un po’ in tutto il mondo, con i nomi più diversi, tipo “Tuc-tuc”, che è decisamente il più carino di tutti… Qui a Delhi è senza dubbio un’alternativa molto più economica dei taxi (che non sono economici, confrontati coi prezzi indiani, ovviamente) e molto più efficiente degli autobus (che non passano mai, sono sempre stracarichi di gente e puzzano alquanto...)

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Chissà perchè leggendo del traffico e dell'affascinate rumore per le strade di Delhi, mi sono sentita un po' a Casa!?
tutto il mondo è paese!
dalla troppo silenziosa Torino
marta

May 9, 2007 at 8:13 AM  

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home