DIRETTAMENTE DALL'INDIA...

Tre mesi su un altro pianeta... Oppressa dal caldo e "attaccata" dalle zanzare... Carica di curiosita'... Pronta a scoprire una cultura totalmente diversa dalla mia...

Sunday, May 6, 2007

IL MIO PRIMO VERO “TUFFO” NELLA CULTURA INDIANA… La visita al tempio…

È domenica. Le mie colleghe dell’Ambasciata (tutte lavoratrici pagate… uffi… io sono l’unica stagista!) sono andate in Uttaranchal, una regione ai piedi dell’Himalaya, ad Almora, un’amena località di montagna, per fare due giorni di trekking… Io ho dovuto rinunciare a mio grande malincuore, sperando che si organizzerà a breve un’altra gita simile, perché:
1. ieri ho dovuto traslocare dall’ostello alla mia nuova casa (che è una stanzetta con cucinino e bagno privato, piccola, ma sufficientemente accogliente, in una zona abbastanza decente e ad un prezzo ragionevole…)
2. è meglio non muoversi molto durante la prima settimana in India e cercare di condurre una vita salutare e tranquilla, altrimenti si rischia lo shock iniziale e una prima crisi di salute, che io voglio accuratamente evitare per riuscire a godermi il più possibile la mia permanenza qui (per ora, devo dire, mi è andata bene a livello di salute, anche perché sto prendendo tutte le precauzioni del caso, grazie alla mia oramai amica fidata “Amuchina”…)
Sono dunque rimasta in città e ho trascorso un’intera giornata con Andrea (la ragazza tedesca che abita esattamente sopra di me), Velu (un suo amico indiano di Chennay che lavora a 30 km da Delhi e che la sta portando un po’ in giro per la città in questi giorni) e Vinty (questo nome non so assolutamente come si scriva, con ottime probabilità in tutt’altra maniera… ma poco male… si pronuncia così! Lei è una collega di Velu, che ci ha fatto un po’ da guida oggi, dato che lui, insomma, non era molto esperto riguardo al centro città…)
Velu ci ha scorazzato per la città con la macchinina di Vinty e siamo andati a mangiare in un ristorantino per turisti con il menù in inglese (incredibile! Non è cosa tanto comune qui), poi a visitare Connaught Place, la piazza centrale della città (enorme!) e il principale tempio di Delhi, ed infine a prendere un caffè in un posto che si chiama Piccadelhi e che dentro è tutto molto “British”, con le tipiche “mail boxes” e “phone boxes” inglesi, i tipici segnali stradali e segnali della metro, insomma… sembra Londra! (non mi chiedete perché uno dei primi bar in cui io sia entrata è un bar così poco “esotico”, non lo so nemmeno io, ma sembra che i posti un po’ troppo esotici siano a volte da evitare perché un po’ troppo poco raccomandabili per l’igiene… Indovinate come si chiamava il primo bar in cui sono entrata il mio primo giorno qui, insieme a due ragazze italiane, la prima stanziata in India da più di tre mesi? Barista!! Nessun commento neppure su questo…)
Bene, voglio parlarvi della visita al tempio, che è stato qualcosa di assolutamente unico…
Stava iniziando a piovere (la stagione delle piogge non è ancora iniziata, ma sembra che qualche acquazzone estivo lo si possa incontrare anche nei mesi d’estate, di caldo torrido, come quello di maggio)… Abbiamo ugualmente deciso di entrare, anche perché i templi sono in parte coperti e dunque non ci saremmo dovuti di certo bagnare… Bastava al limite aspettare che spiovesse! Le ultime parole famose…
Il tempio principale di Delhi è abbastanza interessante. Le mie amiche archittette non si spaventino per favore per la mia descrizione così poco accurata e molto da ignorante (quale io sono senza dubbio in materia…) Da quello che ho capito non è stato costruito moltissimi anni fa, ma ha la forma tipica dei templi induisti, quelli antichi. Si tratta di un bel monumento dai colori molto accesi (varie tonalità di giallo e rosso e, ovviamente, bianco), costituito da una serie di torrette più o meno alte e dalle forme più o meno allungate, da tante colonnine e tanti balconcini, e cosparso di tutta una serie di simboletti che ancora non ho idea di quello che significhino (ad esempio, ho visto alcune svastiche, che senza dubbio qui avranno un significato diverso dall’Europa, ma quale? Suggerimenti??)
Come già probabilmente saprete, in tutti i templi induisti si entra senza scarpe… Le scarpe si lasciano appena fuori dell’entrata, da un omino che le infila in uno scompartimento e consegna un numerino per poterle ritrovare lì in mezzo alla confusione, tra tutte, quando poi si esce dal tempio… Si possono tenere i calzini, ma dato che stava iniziando a piovere parecchio si è pensato bene di lasciare anche i calzini, insieme con le scarpe, e si è entrati dentro al tempio scalzi, come poi fanno tutti gli indiani, del resto, che normalmente vanno in giro con dei sandali molto pratici, ma che ti riducono i piedi in terriccio al solo camminare per le strade della città anche solo per una decina di minuti.
Lasciamo dunque calze e scarpe ed entriamo, facendo attenzione a non scivolare (gli spazi coperti del tempio sono solo alcuni (la scalinata d’ingresso e le sale di preghiera sono al coperto, ma per raggiungere le varie sale bisogna percorrere ampi cortili e strette scalinate all’aria aperta)… dunque bisogna stare bene attenti: piedi nudi su marmo bagnato danno un unico risultato, ovvero sederata su pavimento! Per fortuna, oggi non è capitato!Dopo aver lasciato macchina fotografica e cellulare all’ingresso, saliamo le scale per entrare nella grande sala. Purtroppo non posso mostrarvi delle fotografie, essendo vietato (così com’è anche vietato bere alcolici, fumare o entrare vestiti in modo poco decoroso, essendo un luogo di culto), ma l’atmosfera dovete immaginarla, stupenda, anche (e forse, soprattutto) per l’effetto che si era creato con il gran temporale all’esterno.
Fuori, un temporale pazzesco, con una pioggia fitta fitta che sollevava un bel polverone di sabbia e polvere, facendo anche cadere qualche ramo di albero (io e Andrea ne abbiamo visto cadere uno davvero gigantesco!) e dentro, la pace e la tranquillità di un luogo profumato di incenso, ricco di fiori e di persone sedute su questi grandi tappeti a pregare o anche chiacchierare tra loro. In fondo alla sala, la statua della divinità (a seconda della sala, una divinità diversa, mentre il Creatore, Brahma, lui si trova solo a Pushkar, la città “santa”, non troppo lontana da qui). Davanti alla divinità, una sorta di altare, con un omino che ti offre dei fiori da porgere alla divinità e la tintura per segnarti il pallino sulla fronte, dimostrazione che hai visitato il tempio.
Con i piedi sporchi e puzzolenti a causa delle terribili pozzanghere formatesi all’interno del tempio, che abbiamo poi tentato di asciugare in maniera maldestra e poi di corsa lavato non appena arrivate a casa, ma con un gran sorriso sulla faccia per la buffa situazione che si era creata, io e Andrea abbiamo fatto il nostro primo “tuffo” nella cultura indiana! Ci sarebbe potuto essere un modo migliore???

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Per chi fosse interessato, ho scoperto il significato delle svastiche per la religione induista: i due bracci rappresentano le due forme del creatore Brahma (l'evoluzione e l'involuzione dell'Universo).
Puo' pero' anche venire usata per indicare stabilita' e solidita' se punta verso i 4 punti cardinali.
Ci sono poi tutta una serie di infinite altre spiegazioni...
Ad ogni modo, e' un simbolo sacro, che si trova un po' ovunque (ne ho infatti gia' incontrate delle altre)!!
Saluti da Delhi!

May 10, 2007 at 9:44 PM  
Anonymous Anonymous said...

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